L’adattamento dei pipistrelli alla vita moderna

E’ una vita difficile quella d’oggi, si sa: il traffico, lo stress e le cattive abitudini alimentari contribuiscono ogni giorno a renderci sempre un po’ più stanchi ed affaticati, rincorrendo con ansia il weekend per poter tirare un po’ il fiato.
C’è chi subisce questo stile di vita e chi riesce invece a trarre dei benefici dall’auto-imposizione di regole atte al raggiungimento di un equilibrio: in ogni caso, cerchiamo di adattarci.

No, fermi un attimo. Mi pare di aver già visto una cosa del genere…
La natura c’era arrivata già.

E’ il curioso caso del Pipistrello di Kuhl (Pipistrellus kuhlii), un comune chirottero della famiglia dei Vespertilionidi diffuso in tutta la regione Paleartica, quella cioè che va dall’Europa fino all’estremo Est dell’Asia, nella parte dell’emisfero nord del mondo.
Uno studio condotto da ricercatori dell’Università “La Sapienza” di Roma, dall’Università di Firenze e quella di Napoli, in collaborazione con l’Università di Bristol (Inghilterra) ha cercato di comprendere il modo in cui questo piccolo mammifero si sia adattato all’urbanizzazione avvenuta dalla Seconda Guerra Mondiale ad oggi.

Lo studio ha dapprima posto una domanda: “In che modo l’impatto antropico può aver influito sulle dimensioni di P. kuhlii?” Potrebbe trattarsi di un’influenza diretta attraverso cui l’antropizzazione ed il conseguente uso del suolo abbiano influenzato le dimensioni dei pipistrelli, cosa più che possibile per molte altre specie dette sinantropiche (come i ratti o i piccioni) che ben si adattano alla presenza umana. Potrebbe anche trattarsi di un’influenza indiretta, in uno scenario in cui l’industrializzazione abbia contribuito al riscaldamento globale.
Si sono dapprima formulate alcune ipotesi:

– Secondo la Regola di Bergmann, gli animali si adattano all’aumento graduale delle temperature diminuendo il

Regola di Bergmann

Regola di Bergmann

proprio volume, in modo da disperdere meglio il calore in eccesso: stando a questo, si ipotizzava che i pipistrelli fossero diventati più piccoli.
– Una seconda ipotesi, in direzione totalmente opposta, suggeriva che gli animali sottoposti a temperature che presentano picchi di calore possano invece “diventare più grossi”, aumentando il proprio volume per diminuire la perdita d’acqua nei momenti di calore estremo.
– Un’altra ipotesi ancora, basata sull’impatto dell’illuminazione stradale come fonte di cibo per i pipistrelli, suggerisce un aumento generale delle dimensioni corporee di P. kuhlii. Secondo questa ipotesi, più cibo dovrebbe equivalere ad un aumento di peso, con pipistrelli di fatto “più ciccioni” che in passato.
– L’ultima ipotesi, invece, vedeva nel tipo di prede disponibili attorno ai lampioni il fattore principale per la variazione nelle dimensioni corporee dei pipistrelli. Le falene, più grosse e coriacee rispetto ai piccoli ditteri notturni di cui normalmente si nutrono i Pipistrelli di Kuhl, potrebbero spingere verso adattamenti microevolutivi come una maggior dimensione del solo cranio, in modo da poter masticare meglio la preda più facile da reperire.

Per quantificare le variazioni morfometriche, s’è deciso di utilizzare un approccio di tipo comparativo, misurando esemplari di Pipistrello di Kuhl conservati nel Museo Zoologico “La Specola” di Firenze a partire dal 1875 ed il 2007.
In questo modo è stato possibile ricostruire la storia della variazione delle dimensioni (lunghezza dell’avambraccio, peso, dimensioni craniche) degli esemplari per cercarne le cause.

Dopo aver reperito 117 esemplari di P. kuhlii (75 femmine e 42 maschi), sono stati presi diversi parametri come indicatori delle dimensioni corporee, considerando anche le coordinate geografiche dei siti di raccolta degli esemplari ed il dimorfismo sessuale. Tutti gli esemplari erano adulti, anche se non è stato possibile determinare l’età esatta degli individui, e per ognuno è stata misurata una serie di parametri: la lunghezza dell’avambraccio della zampa anteriore destra, la lunghezza del cranio, le dimensioni del mastoide, la lunghezza del cranio misurata dal punto anteriore del premascellare alla superficie posteriore dell’osso occipitale, lo spessore del cranio, la lunghezza dell’incisivo superiore, la distanza dall’articolazione craniomandibolare all’origine del muscolo massetere e la distanza dall’articolazione
craniomandibolare all’inserzione del muscolo massetere al di sotto del processo angolare.

Una volta elaborati tutti i dati attraverso modelli matematici di analisi, i risultati sono stati quantomeno sorprendenti.
Passando in rassegna le ipotesi presentate prima di cominciare la raccolta dei campioni, si è concluso che le due ipotesi (la prima e la seconda) legate alle variazioni climatiche erano da scartare, in quanto si è osservato che vi sono state delle variazioni nelle dimensioni corporee del Pipistrello di Kuhl, ma non generali come si pensava.
I ricercatori, avendo osservato un aumento delle sole dimensioni del cranio dei pipistrelli, hanno così concluso che queste sono il risultato di un adattamento alla nuova dieta adottata da questi animali come conseguenza dell’aumento dell’illuminazione stradale avvenuto a partire dal dopoguerra.
Pipistrellus kuhlii ha cominciato a nutrirsi di falene, prede di maggior dimensioni ma anche più nutrienti, accrescendo le dimensioni del cranio in modo non proporzionale al resto del corpo. Questo proprio perché le falene timpanate, che in condizioni normali sarebbero in grado di evitare la predazione avvertendo l’ecolocalizzazione dei pipistrelli, diventano facilissime da predare quando attratte dalle luci dei lampioni.
Si può quindi dire che i pipistrelli abbiano sviluppato una “testona” più adatta a masticare a causa dell’inquinamento luminoso, aumentato moltissimo rispetto ad un secolo fa.

Il cibo è stato quindi riconosciuto come una vera e propria fonte di pressione selettiva anche nello sviluppo di adattamenti microevolutivi.

Qui la scheda di Pipistrellus kuhlii

Regno Animalia
Subphylum Vertebrata
Classe Mammalia
Famiglia Vespertilionidae
Genere Pipistrellus
Specie P. kuhlii

Avete presente lo spot degli anni ’80 del Pennello Cinghiale che diceva: “Per dipingere una parete grande, ci vuole un pennello grande” ?

Beh, si può dire che il Pipistrello di Kuhl abbia veramente preso un pennello grande.

3 pensieri su “L’adattamento dei pipistrelli alla vita moderna

  1. Come Naturalista e Biologo credo nella selezione naturale e nei numeri dell’evoluzione, numeri che non riusciamo forse ad immaginare. Ma un po’ per stimolo un po’ per gioco mi trovo a riflettere riguardo ad adattamenti (a partire da mutazioni) che vengono selezionati, favoriti e mantenuti dalla sel. nat.. Se si parla di parti anatomiche più grandi in media di millimetri o meno, mi viene strano credere che in questo caso, pipistrelli con cranio più piccolo, quindi decimi di millimetro, non abbiano un successo riproduttivo e quindi una fitness positiva. Ma mi viene facile pensare che una mutazione in quella direzione possa favorirli. Ma non so dirti se è semplicemente sorprendente che le mutazioni casuali e la selezione agiscano in così breve tempo e in modo così raffinato, o se ci sia dell’altro.. Ad ogni modo il risultato concreto che osserviamo di questo fenomeno è quanto di più affascinante ci sia in natura. =)

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  2. Davvero interessante, soprattutto per il breve lasso di tempo trascorso. E’ l’ennesimo esempio che porta a chiedersi se l’evoluzione di alcuni caratteri sia veramente influenzata dalla sola selezione naturale (e fitness positiva) o se c’è dell’altro..

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    • Personalmente credo questo caso supporti ancor piú la statistica. Sicuramente è impressionante la velocità di questi adattamenti. Se rigardasse gli elefanti o le tartarughe avremmo ovviamente tempistiche differenti, ma non si sta parlando nemmeno di mosche.
      Tu che parere hai a riguardo?

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